Questo viene stabilito sia dall'eziologia del termine, che e soprattutto dalle condizioni cliniche del paziente, poi determinante per l'uso corretto dell'uno oppure dell'altro termine.
Il termine "ESPIANTO" viene spesso usato dai media e da molti editorialisti finiti nello sfociare in polemiche marcate con alcune associazioni, che nell'assoluta arbitrarietà e malafede tacciano per spietati assassini e predatori d'organi il personale medico e i familiari dei donatori coinvolti.
Va usato il termine "PRELIEVO" solo quando si è dinanzi ad una situazione accertata di "MORTE CEREBRALE" del paziente.
Condizione clinica che è valutata e stabilita in base a criteri incontrovertibili da una apposita commissione medica nominata per la constatazione di questo stato.
Stato che implica successivamente di procedere, o non, ad un intervento rilevante, definitivo e assolutamente consapevoli dell'irreversibilità.
Si usa il termine "ESPIANTO" solo se l'intervento è dettato dall'asportazione di un organo precedentemente trapiantato (CUORE, RENI, FEGATO, PANCREAS, INTESTINO, POLMONI) e in origine prelevati da un donatore cadavere, oppure vivente nel caso di reni, fegato e intestino.
L"ESPIANTO" si rende necessario per la grave compromissione dell'organo trapiantato, causato dall'insorgenza di complicanze acute, recidiva di malattia, rigetto acuto, e a volte per traumi estesi.
Tale procedura è incompatibile con la vita nel caso che gli organi espiantati siano necessari alla sopravvivenza del paziente, come cuore, fegato e polmoni.
Questo implica che l'organo espiantato debba essere sostituito da un nuovo organo prelevato da un altrettanto nuovo donatore, dichiarato a sua volta in morte cerebrale (RITRAPIANTO).
Carlo Mantuano (12-01-2018)
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